Il parco naturale delle Dolomiti Friulane, istituito nel 1996, con una superficie di 36.950 ettari è il più vasto della regione e si estende dalla provincia di Pordenone a quella di Udine su di un territorio montano di grande interesse geologico, ambientale e naturalistico caratterizzato da un alto grado di wilderness,un interessante patrimonio faunistico e ricchezza floristica.
Recuperato dal Parco, dopo decenni di abbandono, il Trui dal Sciarbon è una testimonianza di un’ antica attività introdotta in zona alla fine del 1600 da carbonai della Val Brenta e praticata fino a metà del secolo scorso, anche se a scapito del patrimonio boschivo. La carbonaia (pojat) veniva innalzata su di uno spiazzo pianeggiante, asciutto, protetto dal vento (ajal) e consisteva in una catasta di legna stagionata e sistemata in strati verticali con all’interno i pezzi più grossi e al centro uno spazio con funzione di camino di accensione. Veniva poi ricoperta di foglie secche e di terra per limitare l’ingresso di aria. Una volta accesa, la carbonaia veniva chiusa ermeticamente regolando la combustione, che durava tre giorni e tre notti, con fori di areazione. Il carbone così ottenuto da tale lenta combustione anaerobica veniva portato a spalla, anche 40 kg., dalle donne fino al deposito Campelli sul Piave da dove, su zattere, raggiungeva Venezia e la pianura.
Percorso: Partenza da Codissago (m.461). A quota 700 inizia il sentiero chiamato Troi de S.Antoni, dal nome della chiesetta che si incontra lungo il percorso.
Con pendenza costante il sentiero prosegue sul versante occidentale del Monte Pul fino ad una larga cengia a picco sopra la diga del Vajont, 200 m. sotto di noi. Appare in tutta la sua ampiezza la nicchia di distacco dell’enorme frana del Monte Toc. Visione che ci accompagnerà per tutto il restante percorso. Ora, fra muri a secco, si arriva al paese di Casso (m. 964), abitato da poche decine di persone, quasi spettrale nel suo abbandono, ma con qualche segno di volontà di recupero.
All’uscita dal paese, a sinistra, inizia il tratto propriamente denominato "Trui dal Sciarbon".
Fra terrazzamenti, sostenuti da muretti a secco, e ruderi di vecchie costruzioni in pietra, si superano la zona chiamata "il Rui" e i prati a sfalcio ove alcuni massi calcarei ricordano l'antica frana scesa dal monte Salta nel 1600 sfiorando l’abitato di Casso.
Sempre con lievi saliscendi, il sentiero procede alto sul fondovalle attraversando le pendici del monte Borgà. Ambiente aspro e selvaggio. Superato un ampio ghiaione, si giunge in decisa salita al Col de Sciaston. La discesa nel bosco mostra i segni nelle ceppaie dell’ intenso sfruttamento a cui esso è stato sottoposto in passato. Raggiunta la strada asfaltata della val Zemola, si perviene infine al sottostante paese di Erto ( m. 750).
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