Introduzione
"Le nostre montagne fonte di vitalità" di Andrea Zanzotto Convegno "Montagna è salute" Cortina settembre1997
Con una struttura talvolta scomoda, o facile a seconda dell’itinerario per arrivare alla vetta, così si presenta per me la parte nord del mio ambiente natale, mai abbandonato.
Si inizia con una parte collinare che è articolatissima e sempre più erta, primo presagio delle pareti rocciose poi si continua con montagne di tipo prealpino, seni molli e materni, ricchi d’erba, che hanno sul retro boschi o pianori di tipo svizzero, come la Val Morel di Buzzati.
E' un delizioso mondo a parte, colmo di colori e di aperture vaste.
Ma subito dopo, si ergono i primi templi già o quasi dolomitici, infiniti di forme, guglie, punte, prismi e colori, e si arriva poi nel cuore vero e proprio dei Monti Pallidi, che nel tramonto splendono dell'ENROSADIRA (rosa) dell'ESLANQUEDA (pallore) DEL RIS DAI MUART (riso dei morti) violette di ultime luci in fuga.
E’ questa una suggestiva terminologia arcaica che si riscontra anche nei toponimi.
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La Pietra di Bismantova viene citata da Dante Alighieri nel quarto canto del Purgatorio della Divina Commedia. Il poeta avrebbe visitato personalmente il luogo nel 1306, mentre si recava da Padova alla Lunigiana e ne avrebbe tratto ispirazione per la descrizione del Monte del Purgatorio
Il massiccio della Pietra costituisce il monumento geologico per eccellenza della montagna reggiana: la sua inconfondibile, famosissima sagoma tabulare si staglia netta tra le morbide ondulazioni circostanti, una rupe rocciosa che sovrasta un paesaggio costituito da rocce argillose.
Il territorio della Pietra di Bismantova insieme alla valle dei Gessi Triassici sul Fiume Secchia ricade all'interno del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano; per le sue peculiarità ambientali è stata inserita nel sistema delle Aree Protette di Rete di Natura 2000.
Noi attraverseremo queste zone, molto frequentate da alpinisti, ma anche speleologi e naturalisti di ogni tipo, seguendo le tracce del libro di Giuseppe Pederiali: "Il tesoro del bigatto".
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Saremo accompagnati oltre che dagli OrTAM Giorgio e Patrizia della sezione di Schio anche da Giancarlo FERRON guardiacaccia e scrittore col quale avremo modo di ascoltare brani tratti dai suoi libri (lo avemmo già nostro ospite nel 2009), ricorderemo inoltre Fabio FAVARETTO, morto alla fine di maggio dell’anno scorso, proprio qui sulle Piccole Dolomiti con una lettura tratta da suoi saggi.
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Saremo accompagnati da Barbara Rodeghiero OrTAM e da Alberico Rigoni Stern.
Da Asiago, saliremo al monte Katz (1125 m), dove Tönle festeggiò, da solo, il capodanno del 1900 e l'arrivo del nuovo secolo. Proseguiremo verso il Monte Zebio, dove portava a pascolare le greggi, e dove, in seguito, la Prima Guerra Mondiale portò sconvolgimenti e distruzione. I segni sono ancora ben visibili, anche grazie al Museo all'aperto della Grande Guerra, che visiteremo, con il ripristino di trincee e camminamenti.Le parole di Mario Rigoni Stern ed Emilio Lussu ci faranno meglio comprendere il luogo e il tempo: Tönle Bintarn, contadino, pastore, contrabbandiere ed eterno fuggiasco rimane coinvolto nei grandi eventi della Storia e combatte una battaglia solitaria per la sopravvivenza sua e di quella civiltà a cui sente di appartenere; l'ufficiale di fanteria della Brigata Sassari Emilio Lussu, con episodi tragici e talvolta grotteschi, descrive una guerra nella sua dura realtà di ozio e di sangue, di "fango e di cognac".
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Alla scoperta di una zona poco conosciuta ma di inestimabile valore dal punto di vista naturalistico, geologico e antropico con una delle miniere più antiche per l’ estrazione dello zinco e piombo ora dismessa. Saliremo al Piccolo Monte Re ,l'anticima del Monte Re ,la montagna della miniera completamente scavata al suo interno per l'estrazione dei minerali. Il sentiero si sviluppa all'interno di un versante boscoso nel quale troveremo abeti rossi, bianchi, faggi, aceri, maggiociondoli e altre specie forestali. A quota 1350m circa usciremo dal bosco dove con una breve deviazione potremo visitare gli scavi minerari nella parte superiore della cava. Ritornati sui propri passi proseguiremo lungo un sentierino ripido e poco marcato che si inerpica su pendici prative dove potremo avere la fortuna di trovare numerose specie di fiori. Giungeremo, così, alla sommità del Piccolo Re (1494m)dove è eretta una peculiare croce ottenuta da materiali minerari e dedicata a tutti i minatori di Predil. Da qui ritorneremo in paese per lo stesso sentiero dell'andata. Al pomeriggio visiteremo il museo della tradizione mineraria e la miniera per conoscere e capire il mondo dei minatori, la loro storia, il loro vivere in questa parte del Friuli al confine con la Slovenia teatro anche di vicende belliche della Grande Guerra …Come la miniera ha influenzato una comunità che ha conosciuto prosperità e benessere per decenni e che ora faticosamente tenta di tenere viva la storia di un paese attraverso la riqualificazione della miniera stessa come attrazione turistica…per non dimenticare.
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Uscita in collaborazione col gruppo di Escursionismo "G.Giurin"
Avremo modo di scoprire la Val di Zoldo attraverso le parole del romanzo "Marco e Mattio" di Sebastiano Vassalli e del racconto “L’ultimo di Colcerver” tratto da "Dove urla il vento" di Franco Vivian.
Vassalli racconta la storia di Mattio Lovat, figlio del ciabattino del paese, che da Zoldo inizia il suo viaggio verso la follia che lo condurrà a Venezia in uno spettacolare tentativo di autocrocefiggersi, novello Cristo, per la salvezza del mondo, e poi nell'isola di San Servolo, in uno dei primi manicomi d'Europa. In questo itinerario, Mattio si incrocia piú volte con un personaggio misterioso, Marco, incarnazione del mito dell'Ebreo errante, oppure soltanto proiezione delle sue ombre mentali.
La delirante bontà dell'uno si rispecchia nella lucida malvagità dell'altro, entrambi, in fondo, vittime della storia. E' un romanzo ambientato in Valzoldana alla fine del ‘700 -a cavallo tra la fine della Repubblica di Venezia e l’arrivo di Napoleone- quando la ormai decadente economia del ferro in questa valle lascia spazio solo alla povertà e alla pellagra.
Povertà e il conseguente abbandono descritto anche nel racconto di Franco Vivian dedicato a Colcerver la cui bellezza e integrità è dovuta solo alla mancanza di lavoro che nella valle ha costretto tutti a lasciare queste antiche case per andare in germania a fare i gelatai.
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Montagne magiche, dai colori mutanti nel corso del giorno e dalle forme inverosimili, fanno da sfondo a verdi vallate abitate da gente che nel passato ha trasformato l'incanto della propria terra in affascinanti storie e leggende. Una fra tutte "Il regno dei Fanes" antico poema orale in versi la cui recita, si tramanda, richiedeva un intero giorno d'estate.
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