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LA riserva naturale integrale BOSCO NORDIO
E’ situato sul sistema di dune più antico del litorale veneto compreso tra Chioggia (VE) ed il fiume Po che probabilmente risale ad almeno 2 millenni fa. L'apparato dunale del bosco e del tratto di Rosolina mare (RO) sono la risultante dell'opera costruttiva dei fiumi Po e Adige durante questi ultimi 4000 anni. Bosco Nordio, che un tempo veniva chiamato Fosson o Cerreto, sembra avere origine preromana. Fu prima di proprietà della città di Chioggia, fu poi dato alla famiglia Nordio nel 1565, la quale, allo scopo forse di coltivare il terreno, distrusse completamente il bosco. Andrea Nordio, alla fine del XVIII sec., fece però piantare una pineta a pino domestico, sui resti dell'antico boschetto a leccio, lauro ed altre specie mediterranee che rappresentavano "l'antico abito del bosco". Nel 1959 fu venduto all'ex Azienda di Stato per le Foreste Demaniali e venne istituita la Riserva Naturale Integrale con D.M. 26/7/1971. Oggi è gestito da Veneto Agricoltura. Il Bosco Nordio è un residuo dell'ampia fascia boscata che caratterizzava, in passato, gran parte del litorale veneto. Il volto della pianura padana, così come si presenta oggi, è frutto di profonde modifiche che con il trascorrere del tempo, hanno mutato radicalmente la vegetazione e piano piano anche l'aspetto complessivo del paesaggio. A determinare questi mutamenti hanno concorso soprattutto il clima, con un'azione lenta ma costante e l'uomo con interventi più radicali e veloci. Nel corso dei secoli l'ampliamento dei territori coltivati ha ridotto notevolmente le superfici a bosco, tanto da relegarle a veri e propri relitti, piccoli lembi di un'antica cintura verde vivente che un tempo ricopriva la costa adriatica nord orientale.
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Kocevje è una regione carsica a sud-est della Slovenia, molto nota per la sua ricchezza forestale. Inaccessibili fino ad un secolo fa le foreste si sono ben conservata fino ai giorni nostri, grazie anche al conservazionismo del forestale Leopold Hufnagel e all’accondiscendenza del principe Auersperg
In un’area di 89.00 ettari ci sono 36 riserve forestali e 4 zone di foresta vergine con alberi immensi e stupendi, che sottostanno solo alle regole della natura e che non hanno mai udito il rumore della scure. Predominano il faggio, l’abete bianco e l’abete rosso, ma ci sono anche querce, aceri, frassini, tigli. Altrettanto varie sono le specie animali. Oltre a quelle più comuni, da segnalare sono l’orso, il lupo, il gatto selvatico, la lontra la lince, l’aquila di mare, l’allocco degli urali.
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La Selva di Tarnova – Trnovski gozd è un’area spiccatamente carsica posta subito oltre al confine tra Slovenia e Italia. Si tratta di un altipiano ondulato, dalle altitudini modeste, (la vetta più alta è il Mali Golak, 1495 metri) estrema prosecuzione delle Dinaridi balcaniche, delle quali conserva la selvaggia bellezza. I vasti boschi di faggio e abete solcati da numerose strade forestali, usate per gli interventi di silvicoltura, racchiudono ambienti ad elevata biodiversità, con interessanti presenze faunistiche: allocco degli urali e grandi carnivori su tutte. Anche la vegetazione non è meno interessante, grazie alla posizione geografica della zona, punto d’incontro tra i contingenti alpini, illirici e mediterranei. L’ambiente presenta tutte le caratteristiche tipiche del carso montano: abbondano doline, inghiottitoi e grotte, mentre al verde dei faggi si contrasta il bianco delle rocce calcaree.
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Il Sentiero va alla scoperta degli alberi e della foresta della Val Noana
Nella foresta della Val Noana vivono numerosi alberi di grandi dimensioni che si sviluppano all'interno di boschi maestosi in tempi relativamente brevi. Ciò è dovuto al clima particolarmente favorevole e a una storia che non ha mai visto lunghi periodi di sfruttamento eccessivo, per cui le potenzialità della fertilità del suolo sono espresse al massimo, in modo simile a quello delle foreste vergini pur essendo stata influenzata per secoli dall'attività umana.
Queste qualità hanno fatto individuare all'interno della foresta un importante bosco di Abete bianco, iscritto nel registro nazionale dei boschi da seme, da cui si raccolgono i semi che vengono utilizzati nei vivai forestali per moltiplicare le piante di migliore qualità.
La proprietà
Come la maggior parte dei boschi trentini anche questi sono di proprietà delle comunità locali, che li amministrano da secoli in modo sostenibile tramite sistemi di regole, in modo da poter ricavare in perpetuo tutti i benefici che essi possono dare. Il sentiero attraversa boschi di proprietà del Comune di Mezzano, che possiede una superficie totale di 2.800 ettari, di cui 1.470 di bosco, 730 di pascolo e 600 di rocce. La zona in cui ci troviamo è inquadrata nella “classe economica B” del Piano di Gestione riguarda una superficie di 690 ettari, nella quale è stimata la presenza di una massa legnosa di 257.000 metri cubi e dalla quale si ricavano ogni anno svariati metri cubi di legname. La Casina Valpiana è stata costruita dall'Amministrazione per l'alloggio del Custode Forestale Comunale, che si occupa della sorveglianza e gestione del bosco.
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Le valli di Rabbi e di Ultimo, confinanti fra loro, sono vallate alpine al di fuori dei grandi circuiti turistici. Si pensi che Santa Gertrude, estremo paese della Val d’Ultimo, è stata raggiunta da una strada carrozzabile solo nel 1950. Precedentemente il legname ricavato dai ricchi boschi della valle, veniva trasportato in Val d’Adige per fluitazione lungo il torrente Valsura. Grande era l’impiego dei tronchi nella costruzione delle case e dei fienili; ne sono ancora testimoni i vecchi masi, costruiti interamente in legno. Oggi la valle è aperta al turismo, mantenendo però forti legami con il suo territorio, che viene preservato e valorizzato.
Anche in Val di Rabbi, abitata stabilmente solo dal XIII secolo, l’utilizzo del legname è stato cospicuo, non solo per costruzioni e segherie, ma anche per alimentare le fucine in Val di Sole, che fondevano il minerale di ferro, ricavato dalle miniere ivi presenti.
Ora qui arriva un turismo molto discreto, che apprezza quanto di naturale e genuino la valle sa offrire. Entrambe le vallate nella loro parte alta, sono comprese nel perimetro del Parco dello Stelvio ed entrambe hanno custodito dei monumenti arborei che saranno il tema dominante della nostra escursione.
In Val di Rabbi la "scalinata dei larici monumentali", ad una quota fra 1800 e 2000 metri, mostra come queste piante centenarie si siano adattate alle difficoltà ambientali di quote elevate e come frane, animali, fulmini, slavine, abbiano determinato le loro strane forme.
In Val d'Ultimo tre "patriarchi arborei", di oltre 2000 anni, testimoni di tutta la nostra storia, mostrano come anche le piante portino i segni della vecchiaia e la stanchezza di una vita così a lungo protratta.
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Il bosco di Somadida (foresta o riserva, come viene comunemente definita), si trova nei pressi di Palus San Marco, circa a metà strada tra Auronzo e Misurina. Si tratta di uno dei boschi più belli di tutto il patrimonio forestale Cadorino pervenuto ai nostri giorni ancora intatto, grazie ad un’efficace opera protettiva ininterrotta per secoli; pertanto è obbligatorio assicurarne la sopravvivenza rispettandolo in tutta la sua grandezza; attualmente esso appartiene al Ministero delle Risorse Agricole, Alimentari e Forestali, la gestione è affidata all’Amministrazione delle Foreste Demaniali di Vittorio Veneto, mentre la sorveglianza è svolta dal personale del Comando Forestale di Palus San Marco.
Descrizione e cenni storici
La Riserva Naturale Orientata Somadida giace sulla destra del Torrente Ansiei, in comune di Auronzo di Cadore (BL); il suo territorio è in piccola parte pianeggiante a fondo valle, su terreni alluvionali, a Nord, mentre gran parte della superficie ricade sulle ripide pendici del gruppo delle Marmarole e del Sorapis. La matrice rocciosa è prevalentemente dolomitica o calcarea.
Mancano documenti storici antichi ma si può immaginare come ai tempi dei Patriarcati o dei grandi feudatari la foresta facesse parte di un ben più vasto comprensorio forestale comprendente tutta la fascia montana delle Alpi orientali.
Nel 1493 la Magnifica Comunità Cadorina donò con atto scritto la foresta alla Serenissima Repubblica di Venezia per soddisfare il suo grande fabbisogno di legname pregiato. La ferrea disciplina di tutela che la Serenissima impose sulla foresta permise la sua ottima conservazione. Caduta la Repubblica Veneta nel 1797 il possesso della foresta passò all'autorità francese (che, si dice, la depredò) fino al 1814, poi al Regno Lombardo Veneto. Nel 1866 il Veneto ritornò al Regno d'Italia e la foresta venne inglobata nel Patrimonio dello Stato e dichiarata inalienabile. Oggi, l’ex Vizza di San Marco ritornata alla denominazione Bosco Demaniale di Somadida, misura 1620 ettari; nel 1972 viene dichiarata “Riserva Naturale Orientata”.
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