La via imperiale Claudia fu tracciata nel 15 a.C. da Druso Maggiore allorché, con il fratello Tiberio, avviò la campagna militare per la conquista della Rezia e della Vindelicia. La strada fu ultimata 60 anni dopo, nel 47 d. C. dall'imperatore Claudio, dal quale prese il nome. Fu dunque una protostrada della moderna Europa. Una via che non perse la sua importanza anche quando nuove esigenze sociali e politiche portarono a significative modifiche del tracciato rendendolo più spedito e adatto alle mutate realtà. Partiva da Altinum/Altino, importante porto sulla laguna veneta, e risaliva i fiumi Piave, Brenta ed Adige, tributari dell'Adriatico. Quindi, superato a quota 1504 il Passo di Resia/ Reschenpass scendeva lungo le valli dell'Inn e del Lech affluenti del Danubio. Nel suo tragitto toccava il municipium di Feltria/Feltre, la mansio di Ausucum/ Borgo Valsugana, il municipium di Tridentum/Trento, la stazione doganale di Maia/Merano. Nei pressi di Rablà/Rabland lasciava il territorio della Decima Regio Italica ed entrava nella provincia della Rezia. Valicato il Resia, incontrava Medullum/Landeck, Foetibus/Füssen, Abodiacum/Epfach ed Augusta Vindelicum/ Augsburg, città fondata in onore di Augusto. Quindi raggiungeva la sponda destra del Danubio a Submuntorium/Burghöfe, non lontano dall'odierna Donauwörth.
Nata come strada militare accentuò questa sua caratteristica di direttrice preferenziale verso il limes germanicus (confine fortificato a nord del Danubio) specie dopo la terribile sconfitta subita nel 9.d.C. da Quintilio Varo a Teutoburgo (Bassa Sassonia) che fermò l'espansione romana a nord lungo il confine segnato dai fiumi Reno e Danubio. Il primitivo tracciato della Claudia fu quasi certamente superato dagli eventi già nel corso del I secolo d.C. e della via si perse persino il ricordo. Poi i ritrovamenti di Rablà (nel 1552), di Cesio (nel 1786) e di Lermoos (nel 1995), ne certificarono l'esistenza e con essa l'importanza e l'attualità che essa riveste per una completa comprensione di una grande pagina di storia europea
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In passato la "Via degli Dei" era la strada provinciale che collegava la Valle del Setta a Monzuno e ad altri luoghi aventi nomi di divinità pagane, appunto gli dei (Monte Adone, Monte Venere ecc). Di tale percorso ne erano state perse le tracce. Poi, grazie ad un gruppo di amici bolognesi e ad alcuni ricercatori archeologici l'antica strada romana Flaminia Minore (che risale al 187 a.C,), è stata definitivamente "riesumata". Questa strada -di cui parla Tito Livio nella sua "Storia Romana"- segue esattamente il crinale spartiacque fra il Savena ed il Setta fino al passo della Futa, quindi prosegue seguendo il crinale che scende dolcemente verso il Mugello. Chi la percorrerà avrà l'emozione di imbattersi e calpestare quei selciati scomparsi da quasi duemila anni sotto una folta vegetazione.
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Nata in conseguenza delle nozze tra gli Este e Cybo-Malaspina, stabilite nel marzo 1738 e celebrate nell’aprile 1741, la via Vandelli rappresentò la risposta agli interessi dinamici degli Estensi per assicurare a Modena uno sbocco al mare: questo fu il motivo determinante della costruzione della "strada di comunicazione con la Toscana" detta poi in epoca napoleonica Via Vandelli.
La sua vicenda inizia nel 1728 sotto il duca Rinaldo I, ma è nel 1738 che Francesco d'Este incaricò della costruzione l'abate matematico Domenico Vandelli, i lavori per la sua realizzazione durarono fino al 1752 con un'interruzione di 7 anni tra il 1742 e il 1748 a causa dell'occupazione austro-sarda degli stati estensi.
La nuova strada, nata per motivi strategici e militari, venne poi presentata come strada carrozzabile per imputarne l'onere della manutenzione alle comunità locali; essa, pur rappresentando un miglioramento rispetto alle mulattiere preesistenti, presto fu abbandonata perché di difficile percorrenza, specie d'inverno.
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L'escursione, di grande interesse paesaggistico, ripercorre un vecchio percorso di scambi commerciali tra la Val di Fassa e l'Agordino.
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L'escursione si snoda lungo un vecchio percorso di collegamento tra i vari paesi del Cadore.
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Fin verso la fine del 1800 alla confluenza tra Adige e Noce si manifestavano ricorrenti piene e straripamenti che obbligavano i viaggiatori a scegliere strade alternative a quella di fondovalle resa infida e difficile da paludi e acquitrini se non addirittura impraticabile.
Nel 1494, un viandante d'eccezione, il giovane pittore Albrecht Dϋrer nel suo primo viaggio da Norimberga a Venezia, a causa di una documentata alluvione dovette prendere la via della montagna e aggirare l’ostacolo per una strada scoscesa, chiamata "Semita Karoli", frequentata già in epoca romana e citata da fonti medievali.
Durante il percorso Dϋrer realizzo alcuni famosi acquerelli che ritraggono il Castello e le Piramidi di Segonzano.
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