La montagna è ancora oggi, nell'immaginario comune, un luogo carico di significati fantastici.
L'aspirazione all'ascesa, al raggiungimento della cima, rappresenta uno solo dei motivi che alimenta l'aurea di mito che circonda la montagna; ben più indietro nel tempo i miti che denotavano questi luoghi si erano caricati di rappresentazioni magiche e mistiche.
Le popolazioni vallive temevano quei luoghi inaccessibili e inesplorati, pericolosi e inutili per la loro sopravvivenza e li facevano abitare da mostri, da fate, da gnomi; e le storie che ne nascevano non erano solo un modo per fare filò ma erano anche un modo per tramandare la loro storia e il loro orgoglio.
Traspare da quei racconti l'epica delle popolazioni montane solo recentemente trascritta a nostro uso.
Ma quei luoghi non sono più inaccessibili e inesplorati, anzi vengono raggiunti quotidianamente con la massima facilità da un numero sempre maggiore di persone.
Persone che non hanno il tempo, che non hanno la voglia di ascoltare l'alito di vento che racconta le storie, non hanno la pazienza di sentire quello che il bosco e le rocce hanno da dire.
C’è solo il tempo di salire, di consumare un panino sulla cima e di scendere, il tutto per verificare le proprie capacità fisiche e sportive.
Il tempo che abbiamo è poco e va vissuto intensamente, velocemente; così velocemente da non sentire quello che il tempo ha da dire. Il tempo che abbiamo è poco e va vissuto intensamente, velocemente; così velocemente da non sentire quello che il tempo ha da dire.
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